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Sisma, ingenti i danni anche all’Archivio di Stato di Modena

I danni maggiori dovuti al sisma si sono verificati negli edifici storici, alcuni dei quali, come l’Archivio di Stato, dovranno rimanere chiusi al pubblico ancora per diversi mesi.

L’Archivio ha iniziato a ritmo sostenuto gli interventi di ristrutturazione all’edificio, sospendendo tutti i servizi al pubblico fino, almeno, ai primi del mese di settembre. In particolare non sarà possibile erogare i servizi per la ricerca di fogli matricolari ed eventuali altre ricerche storiche, genealogiche o amministrative. Resta sospesa inoltre l’emanazione del bando per il nuovo biennio 2012-2014 della Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica. Non sarà inoltre possibile erogare il servizio di prestito di materiale documentario per eventuali mostre ed esposizioni.

Il personale si trova a lavorare in condizioni a dir poco difficili, all’interno di un’unica stanza posta al piano terreno dell’edificio e, nonostante la chiusura, si è adoperato per fornire ugualmente ai tecnici impegnati nelle valutazioni dei danni e nelle ristrutturazioni, le pratiche relative ai collaudi, perizie, controlli, tecniche costruttive, qualità dei cementi di fabbricati pubblici di rilevanza strategica come l’Ospedale Policlinico di Modena, l’unica Torre Piezometrica dell’acquedotto di Mirandola rimasta intatta delle quattro prima presenti, diverse abitazioni private.

Quest’anno l’Archivio di Stato di Modena festeggia i 150 anni dalla sua nascita, primo Archivio di Stato istituito dopo l’Unità d’Italia e uno dei più importanti e più ricchi d’Europa. Il suo patrimonio di documenti testimonia l’importanza della città. Deve la sua particolare fisionomia alla singolare longevità e continuità della dinastia d’Este (poi d’Austria – Este) e alla circostanza che gli Estensi, quando dovettero abbandonare Ferrara e trasferire a Modena la capitale dei loro Stati, nel 1598, vi trasferirono altresì pressoché intatte le proprie tradizioni di famiglia, di amministrazione e di governo e, pressoché integro, il relativo patrimonio archivistico. Questo patrimonio- che continuò a crescere a Modena praticamente senza alcuna cesura apprezzabile e che, ancora nel secolo XIX, trovò un diretto prolungamento in quello formatosi durante il dominio austro-estense – può considerarsi il nucleo costitutivo dell’Archivio di Stato; il quale di conseguenza, per la parte preunitaria, si presenta in primo luogo come il depositario della storia degli Estensi e del loro principato. A questa fondamentale unità storica – istituzionale non corrispose però un organismo archivistico unitario, ma una pluralità di luoghi di conservazione dei fondi archivistici statali.L’attuale Archivio di Stato, chiamato dapprincipio governativo, nacque appunto, nel 1862, dalla concentrazione della quasi totalità di questi fondi nell’edificio in cui ne è tuttora la sede, articolato in due sezioni distinte, l’una detta “diplomatica” e accentrata attorno a quello che era stato il Reale Archivio Segreto, l’altra detta “di deposito” e costituita dal rimanente materiale. In seguito l’Archivio continuò ad accrescersi grazie ai versamenti dei nuovi organi statali. Oggi nel suo complesso la documentazione consta di oltre 200 fondi, occupando circa 30 km lineari, suddivisi in 94 locali di deposito su 128 vani complessivi, all’interno di un edificio di 8.500 mq, elevato su sette livelli.
















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