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Reti di impresa, Piacentini (Apmi Modena) a confronto con la politica nazionale

Imprese in rete per competere al meglio; quello della “rete” è uno strumento già scelto da circa duemila imprese che hanno dato vita a oltre trecento contratti di rete. Si tratta di un modello, regolato da apposite norme, che ha riscosso apprezzamento anche da parte della Bei (Banca europea degli investimenti), la quale ha messo a disposizione delle reti di impresa un plafond finanziario di cento milioni di euro.

Di questi temi si è parlato l’altro giorno a Roma, nel seminario moderato da Marta Leonori direttore della fondazione Italianieuropei, con la partecipazione di Stefano Fassina, responsabile economico Pd, Gian Luca Galletti, presidente dei deputati Udc, Gustavo Piga, docente di economia all’Università di Tor Vergata e direttore di della rivista Formiche, co-organizzatrice dell’incontro, cui è stato invitato anche Dino Piacentini, presidente di Apmi Modena e vice presidente di Confimi, la neo costituita confederazione delle Pmi manifatturiere.

Piacentini ha esordito riferendosi allo Small Business Act europeo, nel quale, ha dichiarato, “va riservata una quota delle commesse pubbliche alle piccole e medie imprese. Questo accade già negli Stati Uniti, dove esiste un’agenzia federale che verifica proprio quanta parte delle commesse pubbliche sia riservata alle Pmi. In molti paesi in via di sviluppo, addirittura, esiste il ministero delle Pmi”.

Il parere di Piacentini è che anche in Italia si debba arrivare a questa impostazione: “Il Codice dei contratti non annovera i soggetti sottoscrittori dei contratti di rete tra quelli legittimati a partecipare alle procedure di gara. È un grave limite, che va sanato, in coerenza anche con le deliberazioni del novembre 2011, allorché il Senato italiano emanò lo Statuto delle imprese, che contiene l’impegno a promuovere politiche volte all’aggregazione tra imprese anche attraverso il sostegno ai distretti e alle reti di imprese”.

“Occorre dunque dare ancora maggior forza ai contratti di rete – ha proseguito il presidente delle Pmi modenesi – estendendo le potenzialità nel settore degli appalti pubblici, attraverso una modifica del Dl sviluppo”.

“Si tratta, per giunta, di una riforma a costo zero, che va nella direzione della concorrenza e della valorizzazionedelle Pmi italiane – ha a sua volta sottolineato Gustavo Piga.

“In pratica – ha spiegato Gianluca Galletti – si tratta di dare la possibilità a un’impresa che partecipa a una rete d’impresa e che vince una gara d’appalto, di affidare l’esecuzione di una parte dei lavori alle altre imprese aderenti al contratto di rete, senza ricorrere al subappalto”.

A conclusione del convegno, Piacentini ha voluto inquadrare l’argomento nel contesto generale dell’economia nazionale e del ruolo dei diversi attori: “La spending review in corso deve arrivare a liberare risorse pari a un 10-20 per cento della spesa corrente risorse da investire in una sana politica industriale. Certo anche le imprese devono fare la loro parte, potendo contare su associazioni di rappresentanza che sentano l’impegno che hanno nei confronti delle aziende manifatturiere, con un riguardo particolare per le piccole e medie, che sono la grande maggioranza nel paese”.

“A questo proposito – ha dichiarato – auspico una seria riflessione sulle regole relative alla rappresentanza associativa, riflessione finalizzata a determinare davvero chi rappresenta chi. Uno degli elementi discriminanti per interloquire con il settore pubblico, deve essere l’impegno a fare scelte in modo democratico”.

 
















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