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Napolitano al Csm: “Confronto necessario. Un codice deontologico per giudici e pm”

(Adnkronos) – Occorre un “valido codice deontologico” per “affermare il necessario rigore nel costume e nei comportamenti del magistrato”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenendo al Csm. La formazione dei magistrati, ha rilevato il capo dello Stato, ha una funzione fondamentale, anche perché “deve principalmente servire a far maturare una progressiva consapevolezza del ruolo e della fisionomia costituzionale della funzione esercitata”. Ed è “cruciale” a questo proposito “la trasmissione di un valido codice deontologico, volto ad affermare il necessario rigore nel costume e nei comportamenti del magistrato. Così da favorire un esercizio responsabile dei poteri di giudice e pubblico ministero e che, tra l’altro, consenta alla magistratura italiana di contribuire alla costituzione dello spazio giuridico europeo e internazionale”.

E affinché la giustizia mantenga i requisiti di “servizio fondamentale cui è affidata la traduzione in realtà dei principi di democrazia e legalità”, ha aggiunto il capo dello Stato, è indispensabile un confronto costruttivo “tra tutti gli operatori del settore e tra i soggetti istituzionali competenti”. Confronto che, ha proseguito Napolitano, “auspico da sempre e senza il quale non possono recuperarsi né l’efficienza né, insieme, quel limpido e razionale funzionamento del sistema al quale occorre mirare con rigore, serenità e senso del dovere”.Un nuovo modello di formazione e aggiornamento dei magistrati, con il contributo della Scuola superiore della magistratura, è “una scommessa da vincere assolutamente e in tempi ragionevoli”, ha detto ancora il capo dello Stato aggiungendo: “Il compito più arduo che attende il Csm, il ministro e il comitato è comunque quello, ed è stato detto con chiarezza, di dare effettivamente vita a un modello di formazione che non serva solo ad arricchire le conoscenze, ma anche a stimolare la consapevolezza dello strettissimo nesso che intercorre tra la tutela dell’indipendenza della magistratura e la qualità del servizio offerto ai cittadini”.

“Sulla formazione e l’aggiornamento professionale -ha proseguito Napolitano- la riforma dell’ordinamento giudiziario ha scommesso molto, sia valorizzandoli con l’istituzione della Scuola superiore, sia assicurandone la continuità durante la carriera di ogni magistrato”. Dal canto suo il neo ministro della Giustizia Paola Severino, al suo primo intervento ufficiale dopo la nomina’, ha definito l’istituzione della Scuola superiore della magistratura “un importante traguardo per il sistema giudiziario italiano, da più parti e da gran tempo atteso, ma il suo concreto avvio è una scommessa ancora da vincere”. Il ministro ha fatto riferimento alle questioni ancora aperte perché la scuola istituita con decreto legislativo nel gennaio del 2006 possa essere pienamente operativa. ”Problemi logistici e di sostenibilità finanziaria connessi alla necessità di avviare tre sedi distinte -ha ricordato Severino- profili di complessità giuridica relativi alla collocazione geografica di tali sedi”. E proprio sulla questione delle tre sedi previste, al Nord, al Centro e al Sud, per la quale il Csm ha espresso contrarietà alla formazione con distinte competenze a seconda della provenienza dei giudici, indicando piuttosto l’opportunità di una distinzione per materia, il ministro ha sottolineato la ”piena disponibilità al confronto” con il Consiglio superiore della magistratura, ”condizione imprescindibile affinché si possano adottare in tutta serenità e concordanza, le scelte finali”.

La formazione dei giudici è ”fondamentale per garantire ai cittadini quella figura di moderno magistrato che deve essere anzitutto professionalmente attrezzato” perché la ”legittimazione” non viene ”dal consenso ma da una rigorosa selezione tecnica”. Così il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti il quale ha poi rivolto il ”benvenuto” al Comitato direttivo della Scuola che, ha detto, ”si connota per l’alta e specifica competenza professionale”. I componenti ”rappresentano in modo armonico le professionalità del mondo della giustizia, provernienti dalla giurisdizione, dall’avvocatura, dal mondo accademico”. Il Comitato direttivo, in base alla legge istitutiva, è formato da 12 membri, tra magistrati, avvocati e docenti universitari. Cinque sono nominati dal ministero della Giustizia e sette dal Consiglio superiore della Magistratura. I 5 componenti di nomina ministeriale sono: Mario Barbuto, Massimo Confortini, Giulio Garuti, Giovanni Guzzetta e Giorgio Spangher. Quelli nominati dal Csm Ernesto Anghina, Cosimo D’Arrigo, Giovanna Ichino, Raffaele Marino Giuseppe Meliado’, Valerio Onida e Raffaele Sabato.
















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