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Il presidente della Ferrari, Montezemolo, al mondo della Formula 1

La presenza di Ferrari in Formula 1 ha senso fintanto che l’azienda di Maranello può continuare a fare ricerca e sviluppo, da portare poi anche sulla linea di produzione delle auto da strada. Se, invece, si tratta semplicemente di modificare e di curare la sola aerodinamica, allora il Cavallino Rampante non ha più interesse a restare nel circuito. Lo assicuira il presidente di Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, intervenendo oggi a Rho all’evento fieristico ‘Matching’.

”La formula 1 – spiega- per noi è utile e importante se ci serve per innovare; se diventa che le macchine sono tutte uguali o che l’aerodinamica conta al 100% per vincere” noi non ci siamo, perchè ”non facciamo aeroplani, elicotteri o satelliti. Facciamo auto. Allora – avverte Montezemolo – il mondo della Formula 1 è bene che si renda conto che se vuole che la Ferrari resti in Formula 1 deve mantenere le sue caratteristiche. Noi non siamo sponsor”.

La Cina diventerà il secondo mercato per Ferrari, dopo gli Stati Uniti, dal prossimo anno, annuncia Montezemolo.  ”All’inizio degli anni ’90 – ricorda Montezemolo – Ferrari era in 25 mercati, oggi è in 58, più del 90% dell’intero mercato mondiale automobilistico”.

E ancora, ”negli anni ’90 dipendeva da Stati Uniti, Germania e Italia. Dal prossimo anno la Cina sarà il secondo mercato dopo gli Stati Uniti”. Il fatturato è così suddiviso: ”Un terzo Europa, un terzo Usa e un terzo Estremo Oriente-Resto del mondo; all’inizio degli anni ’90 il Resto del mondo valeva, fa presente Montezemolo, l’1%. Il numero uno di Ferrari tiene a sottolineare che ”tutto è avvenuto per crescita interna, non ci sono state acquisizioni” e che ”investiamo il 18% del fatturato (escluso Ferrari Corse) in ricerca e sviluppo”.

Il Cavallisno Rampante ha raggiunto lo scorso anno i 2 mld di fatturato e può contare su 3mila persone impiegate, di cui 600 solo nella scuderia di Formula 1. Oggi i mercati principali di Ferrari sono rappresentati da ”Usa, Germania, Cina, Inghilterra, Italia,, Giappone e Svizzera. L’Italia vale il 9% delle nostre vendite”.
















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