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Pollastri (PDL) durante la seduta dell’Assemblea Legislativa sul Programma Triennale di istruzione e formazione professionale

“Una proposta che razionalizza i costi e tutela le scuole di periferia, specie quelle montane”, lo dice Andrea Pollastri (PdL) intervenendo durante la seduta dell’Assemblea Legislativa sul Programma per l’istruzione e la formazione professionale che, a partire dall’anno scolastico 2012/2013, rimarrà in vigore per un triennio.

L’atto è la conseguenza dell’entrata in vigore della Legge n. 111 del 2011, “Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria”, che impone di tagliare le spese e ridurre gli sprechi in diversi settori, tra cui la scuola.

“Il contenuto – ha detto – appare contradditorio: nel testo della Delibera si criticano le razionalizzazioni imposte dal Governo, salvo poi dire che questi interventi mirano a garantire “presìdi dotati di massa critica e di qualità, sostenibili nel lungo periodo e a cui vengono assicurati servizi di supporto per l’accesso e la frequenza”, condizioni che la frammentazione attuale sembrerebbe non garantire.

Ma qual è il motivo di questa contraddizione? Il dimensionamento degli istituti scolastici a cui oggi ci si deve adattare è stato fatto nel 2000 dal Governo D’Alema. Quindi si critica la Gelmini per partito preso, salvo poi cambiare idea quando ci sia accorge che ha fatto applicare un provvedimento di Berlinguer, a quel tempo giustamente criticato dal centrodestra perché le condizioni economiche non imponevano una razionalizzazione così come invece accade oggi.”

Tre per il Consigliere Regionale le critiche che la Regione muove al Governo, tutte, a suo dire, opinabili: la riduzione dei finanziamenti, fisiologica ed è in linea con la politica dei tagli che interessa tutti i settori, la riduzione degli organici, mentre invece sono in arrivo assunzioni per 66mila posti tra docenti e personale ATA, e la richiesta di un coinvolgimento attivo di Regioni ed Enti Locali per sostenere l’offerta formativa, ma in realtà i Comuni han sempre contributo all’Istruzione (sin dai tempi dell’Unità d’Italia!) mentre alle Regioni è in capo la formazione a seguito dell’approvazione, sempre da parte di un Governo di centro-sinistra, della riforma del Titolo V.”

Nel merito, invece, l’azzurro analizza nel dettaglio gli interventi resi obbligatori dalla legge di stabilizzazione, notando che: “Non riguarda la chiusura di scuole ma l’accorpamento di Presidenze e segreterie, ossia non riduce i servizi ma gli sprechi, introduce il modello cosiddetto verticale [accorpamento degli istituti scolastici dalla Materna alle Superiori, n.d.r.], fatto assolutamente non negativo anzi di cui si riconoscono i meriti organizzativi e pratici, non colpirà le scuole di montagna poiché è prevista la flessibilità del 20% rispetto agli standard previsti e, laddove vi siano in corso sperimentazioni tecnologiche, non vi saranno tagli e riduzioni di alcuna sorta.”

Pollastri ha anche presentato due emendamenti riguardanti il ruolo di programmazione affidato alle Province che possono concedere agli istituti l’attivazione di nuovi corsi ma a condizione che nel Distretto non ve ne siano già di uguali, si usufruisca delle strutture già presenti e si inseriscano nel programma di sviluppo socio-economico del territorio.

Le proposte di modifica, bocciate dall’Aula, ma apprezzate dall’Assessore all’Istruzione che ha affermato di volerne fare oggetto di verifica, riguardano la possibilità di attivare sperimentazioni anche se non vi siano due classi prime, misura contenuta nel Programma, che penalizza gli istituti di periferia dove, per ragioni demografiche, non vi sono studenti sufficienti per garantire oltre ai corsi già in essere anche due sezioni sperimentali. L’altra modifica consente alle Province di sostituire corsi professionali sperimentali formalmente istituiti ma non attivati per mancanza di studenti richiedenti con altri corsi nell’anno scolastico successivo (attualmente la programmazione rimane bloccata per un triennio quindi corsi non attivati sono un’opportunità mancata per la Provincia e l’istituto che li richiede).
















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