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Ricerca “Giovani irregolari tra marginalità e devianza”, Richetti: siamo tutti coinvolti

Tra il 2006 e il 2008 il Tribunale dei minori di Bologna, competente per tutta l’Emilia-Romagna, ha aperto 285 fascicoli su casi di altrettanti minori “segnalati” alla giustizia per “irregolarità della condotta”. Per indagare e comprendere i “profili” che si celano dietro ai nudi dati statistici, il Difensore civico dell’Emilia-Romagna ha promosso la ricerca “Giovani irregolari tra marginalità e devianza”, che è stata presentata oggi nella sede dell’Assemblea legislativa nel corso di una giornata di studio dedicata al tema.

La ricerca è stata condotta da Zancan Formazione con un gruppo di ricerca costituto da 5 “giudici onorari” (3 sociologi, 1 psicologo, 1 educatore) che hanno passato in rassegna il materiale custodito nei fascicoli presso il Tribunale minorile di Bologna con l’obiettivo di conoscere la rilevanza del fenomeno, comprendere i percorsi che conducono i ragazzi alle “irregolarità”, che tipologie di comportamento sono quelle esaminate (dalle trasgressioni in famiglia e a scuola ai comportamenti sessuali a rischio, dall’uso di sostanze all’autolesionismo, alla violenza sugli altri, alla prostituzione forzata) e, infine, quali strategie attuare nel campo della prevenzione di questi fenomeni.

“La ricerca che presentiamo oggi – ha detto il presidente dell’Assemblea legislativa, Matteo Richetti – nasce da una preziosa collaborazione tra istituzioni che a diverso titolo si interessano della tutela dei più giovani: il Tribunale e la Procura per i Minorenni, con il supporto degli Assessorati regionali alle Politiche Familiari, Infanzia e Adolescenza e alle Politiche per la Sicurezza Urbana”. Si tratta – ha precisato – di un’importante occasione per ragionare di un fenomeno che chiama in causa tutti. Il dato più allarmante messo in luce dall’indagine è che i ragazzi in questione hanno in comune storie particolarmente dolorose: famiglie violente, genitori assenti, percorsi migratori complessi, situazioni di devianza in famiglia. Percorsi – ha detto il Richetti – nei confronti dei quali tutti gli adulti coinvolti hanno il compito di ipotizzare progetti di riparazione e di promozione della cittadinanza. “Va data risposta a quel senso di impotenza e di sconfitta che si ha di fronte al problema degli adolescenti a rischio. Va data voce e riconoscimento a chi spesso si sente ridotto al silenzio nelle istituzioni per accompagnare il processo di crescita dei giovani. – ha concluso Richetti – È un settore certamente difficile. Le risorse sempre più esigue, i compiti sempre più ardui, ha concluso il Presidente, ma è un investimento necessario, nell’interesse dello sviluppo di questi ragazzi e della sicurezza della collettività”.

Il Difensore civico, Daniele Lugli, ha quindi illustrato le motivazioni alla base della ricerca, la prima del genere in Italia. “Le ragioni – ha spiegato – vengono da lontano e nascono dalla quella che avvertiamo da sempre come una necessità: la spinta ad esplorare percorsi inclusivi. Quanto emerge dall’indagine implica una riflessione sull’esigenza di lavorare perché si affermi l’uguaglianza tra le persone, garantendo i diritti dell’uomo a partire dal fanciullo”. I dati che provengono dalla ricerca sono relativi a storie di ragazzi che parlano di esclusione, persone che a causa di condizioni sociali disagiate, per discriminazione precoce o mancanza di mezzi da parte delle famiglie sono stati ostacolati nel loro percorso di crescita per diventare persone. “Guardare dentro a queste storie e ai loro intrecci – ha detto il difensore Civico – invita a costruire una storia insieme. Il dovere della Repubblica, e quindi di tutti noi, è infatti quello di impedire che giovani, che non a caso Maria Montessori definiva “neonati sociali”, trovandosi in particolari condizioni di vulnerabilità siano sottoposti ad un potere che impedisce la libertà di scelta nella vita presente e futura. Ecco perché riteniamo importante mantenere alta l’attenzione sui temi dell’inclusione che riguardano il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione e il diritto a diventare persone. Quest’ultimo – ha precisato Lugli, riprendendo un concetto elaborato dalla filosofa Marta Nussbaum – è un lungo processo dove sono necessarie delle “abilità” che, se si parte da condizioni di svantaggio, è difficile possedere e sviluppare.
















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