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Reggio: “Il Pd è pieno di Debora Serracchiani”

«Quando i partigiani, durante la Resistenza, andavano a sparare, avevano fiducia nei loro capi. Bisogna che i dirigenti sappiano sacrificare se stessi e siano in prima fila. Dobbiamo essere in grado di dare il buon esempio: se prevale la logica del grande fratello o delle veline, è ovvio che ognuno si senta portato a chiudersi nel proprio privato». Le parole della presidente della Provincia Sonia Masini, pronunciate durante il dibattito «Parlare al Nord, vivere in Europa», svoltosi ieri sera sotto la tenda dibattiti di Festa Reggio, hanno l’effetto di scaldare il cuore della platea. Che ha promosso a pieni voti, tributandole sul campo un’acclamazione, anche la sua interlocutrice in questo dibattito tutto al femminile, ovvero la parlamentare europea Debora Serracchiani. Capace di dire, in assoluta franchezza, «Come Pd, togliamoci un po’ ‘sta faccia da sfigati», e strappare pure l’applauso.

Grazie alle domande della giornalista Cristiana Boni ed all’introduzione di Mauro Ponzi, Masini e Serracchiani hanno affrontato i temi con immediatezza e concretezza della politica a trecentosessanta gradi: dall’immigrazione alla politica, da Berlusconi a Fini, senza dimenticare lo stato di salute del Pd ed il nuovo Ulivo.

«Attenzione ai diritti degli immigrati, in particolar modo al diritto all’istruzione per i ragazzi, ma assoluta contrarietà a qualsiasi forma di clandestinità» è il dogma della Masini in tema di immigrazione. Anche per la Serracchiani, «ci vogliono rispetto della legalità e rispetto delle regole. Ma l’unico paese europeo che non ha investito in scuola, ricerca ed università, è stata l’Italia, e penso che questo la dica lunga».

Secondo l’europarlamentare, «siamo in un’emergenza democratica fortissima, eppure c’è tanta gente che continua a votare Berlusconi e pensa che le cose vadano bene ugualmente, nonostante siamo un paese in cui essere evasore fiscale è un pregio, l’informazione sia solo parzialmente libera, e vi sia un uomo, dotato di intelligenza, capacità di comunicazione, organi di stampa, televisioni, soldi, che ha fatto di questo paese un proprio oggetto personale».

«Se io non fossi fiduciosa, non farei politica. Il nostro è un paese di tendenze moderate, dove la sinistra ha sempre faticato a proporsi come forza di governo», chiosa Masini. Che si chiede «come mai sia stata buttata via l’esperienza del primo Ulivo, quello del 1996», ed è già pronta alla costruzione del Nuovo Ulivo: «C’è bisogno di un’alleanza ampia: comprendo che le radici di provenienza siano di destra, ma ci vorrebbero cento Fini al giorno per permetterci di mandare a casa Berlusconi. Bisognerebbe pensare al futuro, e non parlare più delle nostre rispettive provenienze ed origini».

«Il centrosinistra sa perfettamente come si fa la scissione dell’atomo senza produrre energia», è l’amara battuta di Serracchiani. Che insiste sul concetto di fare squadra, a fronte della platea che l’acclama a gran voce come possibile leader del futuro: «Il Pd è pieno di Debora Serracchiani, e soprattutto occorre costruire un gruppo dirigente che sia una vera squadra. Non un’armata Brancaleone, ma un’armata in assetto di guerra, e che, quando perde, sappia assumersi la responsabilità della sconfitta. Bisogna dare a tutti la capacità di partecipare».

Per la parlamentare europea, «il Pd non può essere soltanto quello che difende la Costituzione; deve essere il partito che ha uomini e donne all’altezza di chi quella Carta costituzionale l’ha scritta. Il Partito Democratico è purtroppo assente nei periodi diversi dalla campagna elettorale: si deve cambiare, e il nostro programma dovrà essere un pezzo della vita di ciascuno degli italiani. Non dobbiamo andare porta a porta nelle case dei cittadini perché serve a noi, bensì perché serve a loro».

Ecco le regole per la difesa dei consumatori

Sui mercatini a chilometro zero diversi i punti di vista

«Per aiutare i consumatori occorrono: informazione chiara e trasparente, maggiori controlli e verifiche, soprattutto alle dogane. E poi non si deve dimenticare che oggi le famiglie sono comunque condizionate dal potere d’acquisto, ed ecco che si ricorre ad alcuni metodi di difesa, ad esempio recarsi ai mercati in certi orari, quando si sa che i prezzi scendono, organizzarsi in gruppi di acquisto solidale, scegliere le promozioni nei supermercati, oppure fare la spesa ai mercati di prossimità». Ecco le regole base per la difesa dei consumatori secondo il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti, ospite a Festa Reggio nel dibattito «Attivi e consapevoli: consumatori a tutela della trasparenza e della qualità». «Ci devono essere punizioni vere per chi sofistica i cibi. Non sanzioni, ma revoca delle autorizzazioni». Trefiletti cita emblematicamente il caso di un’azienda denunciata dai suoi stessi dipendenti, costretti a camuffare le date di scadenza.

Assieme al popolare paladino dei consumatori, si sono confrontati il presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano, Giuseppe Alai, il presidente di Coop Consumatori Nordest, Marco Pedroni, ed il parlamentare democratico Marco Carra. L’incontro è stato moderato da Catia Iori.

Secondo Pedroni il consumatore ha assunto, negli ultimi anni, una maggiore consapevolezza grazie anche alle normative che hanno consentito di porre un argine concreto alle problematiche di sofisticazioni alimentari ed all’ausilio di aziende come la Coop, che hanno posto attenzione alla qualità ed alla tracciabilità degli alimenti. «Abbiamo riscontrato un calo del 3% nei consumi degli alimentari, che rappresentano il 16-17% complessivo della spesa della famiglia media, ma paradossalmente le spese per la telefonia sono incrementate del 7%», aggiunge il presidente Coop. Che ritiene che comunque i discount abbiano perso negli ultimi 2-3 anni il loro appeal. «Rispetto ai prodotti basici, si preferiscono i marchi commerciali delle grandi catene di distribuzione».

Differenti i punti di vista sui “mercatini chilometro zero” tra Trefiletti e Pedroni. Per il primo sono delle grandi opportunità per i consumatori, per il secondo sono delle “boutades”, che hanno senso soltanto qualora anche su questa dimensione si riesca ad operare su scala organizzata.

Alai, soddisfatto per la sentenza europea che ha vietato l’utilizzo delle prime quattro lettere della parola “parmigiano” per denominare qualsiasi prodotto che non sia il “re dei formaggi doc”, «pur essendo paradossale che debba essere il Consorzio ad agire qualora si palesi un nuovo caso parmesan», cita l’esempio del sistema canadese per la verifica della rispondenza dei prodotti alle caratteristiche citate sull’etichetta: «Il governo canadese ha predisposto uno schema di etichetta con quattordici voci e caratteri uguali: se il prodotto non è rispondente alle caratteristiche indicate, scattano il ritiro e la successiva distruzione».

L’onorevole Carra cita il caso di una proposta di legge approvata pressoché all’unanimità al Senato in merito all’etichettatura ed alla tracciabilità dei prodotti, miseramente naufragata alla Camera per problemi riscontrati nella maggioranza, in particolare nella Lega Nord.
















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