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Aimi (PDL): “Anche Carpi, come la rossa Prato: immigrazione cinese sempre in fortissima crescita”

“’L’urlo di Chen fa tremare l’occidente’: il titolo di un famoso film con protagonista Bruce Lee, calza a pennello sulla situazione che è venuta a crearsi anche nella nostra provincia in materia di immigrazione cinese. Dal lavoro irregolare, allo sfruttamento dei minori fino ad una vera e propria invasione del mercato con prodotti contraffatti e, talvolta, pericolosi per la nostra salute, i segnali sono piuttosto chiari ed evidenti. Senza contare la lenta e silenziosa diffusione a macchia d’olio nella gestione di attività commerciali, con i bar in prima fila. Per non parlare poi del pullulare di nuovi negozi di parrucchieri cinesi che pare non conoscano la parola riposo, aperti anch’essi fino a tarda ora, lunedì compreso. La presenza del “Dragone” è così pervasiva che tra qualche anno vivremo non in Italia ma in Cinalia”.

Ad affermarlo il Consigliere regionale del PDL Enrico Aimi che ha voluto porre nuovamente l’accento sull’immigrazione cinese, in fortissima crescita anche a Carpi.

“Da tempi non sospetti – ha aggiunto l’esponente pidiellino – andiamo denunciando questa situazione, a Modena, a Carpi e in tutta la provincia. Ora, comprensibilmente, anche gli stessi commercianti carpigiani hanno puntato la lente d’ingrandimento su questa realtà. E i compagni alla guida dell’Unione “Terre Sovietiche”, cosa fanno? Ovviamente nulla, così come i cuginetti modenesi. Passano le giornate a svolantinare in centro farfugliando accuse prive di ogni fondamento contro il Governo per presunti tagli nella Finanziaria. E intanto – ha rincarato – mentre i sindaci passeggiano, i figli del grande e democratico comunismo d’oriente, forse stanchi dell’oppressione cui sono sottoposti nel proprio paese d’origine (dove tutt’ora sono attivi migliaia di Laogai, veri e propri campi di concentramento e di lavoro forzato), si stanno inserendo nel nostro tessuto grazie anche alle porte spalancate che la sinistra ha lasciato irresponsabilmente aperte, in nome di un’accoglienza a 5 stelle garantita senza se e senza ma. Non bastava dunque la crisi ad affossare ulteriormente l’economia locale in affanno: ora anche i cinesi fanno la loro parte, inserendosi nel tessuto economico in barba ai principi che regolano il mercato del lavoro e non solo; ciò, con tutte le conseguenze del caso, grazie anche alla complicità della superficialità politica di coloro che mai si sono curati né preoccupati degli esiti disastrosi che prima o poi avrebbero iniziato a palesarsi. E ci chiediamo ancora: con quale criterio questi locali continuano spesso a sorgere a distanze molto ravvicinate gli uni agli altri e dove questi immigrati trovano risorse e denaro da potersi permettere di aprire sempre nuove attività, peraltro in un periodo di crisi economica? Ciò detto, siamo a ribadire che il periodo della tolleranza è finito. Utile quindi intensificare l’attività di controllo e di bonifica di tutte quelle attività irregolari gestite da immigrati sul territorio, non solo ovviamente cinesi. Occorre una sterzata decisa, anche perchè – ha concluso Aimi – il conducente, di sinistra, di fronte anche a questi problemi non si e’ avveduto del fatto che, poco più avanti c’è il burrone”.
















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