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Laboratori tessili clandestini scoperti dalla GdF nella Bassa modenese

Due laboratori tessili clandestini sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza nel Carpigiano e nella Bassa mirandolese, nell’ambito dei periodici controlli contro il lavoro sommerso.

Nove lavoratori irregolari, di cui sei clandestini, scoperti dalle fiamme gialle. Tre le persone arrestate per non aver ottemperato ad un precedente ordine di espulsione.

Nei laboratori c’erano 50.000 pezzi, tra capi di abbigliamento e accessori, e 6.000 metri di tessuto con marchi contraffatti di note griffe. I proprietari cinesi dei due locali sono stati denunciati.
Dall’inizio dell’anno sono stati 256 i lavoratori in nero scoperti in provincia di Modena.

Forti sanzioni a chi trasgredisce, opportunità per chi accetta di emergere dall’illegalità, premi a chi opera nella legalità. Sono le proposte che arrivano dalla Cisl, la quale interviene sul fenomeno dell’economia sommersa dopo il sequestro di due laboratori tessili clandestini gestiti da cinesi, effettuato dalla Guardia di Finanza nel Carpigiano e nella Bassa.

«I controlli sono uno strumento essenziale per combattere il lavoro nero e sommerso, ma risultano insufficienti se limitati all’impresa oggetto di ispezione – afferma Pasquale Coscia, responsabile delle politiche del lavoro per la segreteria provinciale della Cisl. È necessario, infatti, verificare anche i fornitori e clienti, aziende che spesso si fregiano di grandi marchi e casomai hanno anche il “bollino” della responsabilità sociale d’impresa».
Per il segretario Cisl ci sono tre strumenti che potrebbero rivelarsi molto efficaci per debellare l’economia sommersa: estendere i controlli a tutta la filiera (dal fornitore della materia prima al cliente del prodotto finale); introdurre gli indici di congruità (per la tale lavorazione occorrono non meno di tot lavoratori); imporre la tracciabilità delle operazioni economico-finanziarie (dove, come e chi ti ha dato i soldi per il tale investimento).

«Oltre alla politica repressiva, però, – aggiunge Coscia – bisogna anche sostenere le imprese che operano nella legalità, per esempio concedendo loro sgravi contributivi e visibilità con uno specifico marchio di responsabilità sociale, aziendale o di filiera. Inoltre – prosegue il segretario Cisl – bisogna aiutare le imprese che accettano di emergere dal nero. Ricordo in questo senso che nel 2001 le Province di Modena e Reggio Emilia hanno dato vita, insieme alla Regione, al Consorzio Spinner Azione 3 Emersione Sviluppo Italia. Il termine per presentare all’Inps domanda di emersione è scaduto il 30 settembre scorso. A Modena e provincia hanno aderito trenta imprese nel 2007 e ventidue nel 2008, quasi tutte a seguito di irregolarità riscontrate nelle ispezioni».

Per quanto riguarda proprio i cinesi, Coscia ricorda che nel 2005 è stato prodotto un manuale per favorire la regolarizzazione dei lavoratori e degli imprenditori cinesi; sempre nel 2005 è stato aperto proprio a Carpi un “emersione point” presso lo sportello unico delle imprese.
















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