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Cna: gli imprenditori modenesi criticano i costi della politica

Fra i piccoli e medi imprenditori emiliano romagnoli – e quelli modenesi in particolare – non soffia il vento dell’anti-politica. Quello della critica, però, sì. Servono, quindi, cambiamenti radicali e alcune riforme chiave per restituire fiducia nella politica, ma bisogna far presto, perché l’immagine della classe politica, risulta quanto mai deteriorata e il distacco rischia di trasformarsi in rifiuto.


E’ questo che ha evidenziato un sondaggio – svoltosi tra il 15 ed il 30 settembre – commissionato dalla CNA Regionale e che ha coinvolto anche gli imprenditori modenesi, tendenzialmente più critici rispetto ai colleghi emiliano romagnoli.

Poca efficienza. La rabbia degli imprenditori modenesi ruota attorno alla mancanza di efficienza della macchina amministrativa statale a tutti i livelli: il 53,3% dei nostri imprenditori si sentono poco “assicurati” dal buon andamento di quest’ultima (54,3% il dato medio regionale). Ma è nei confronti dei costi della politica che si scatena il malessere degli imprenditori modenesi: ancora il 53,3% – il dato più alto in Regione, dove la media si è attestata al 35,3% – è convinto che siano proprio questi costi a togliere risorse importanti per la ripresa del sistema Italia. Una convinzione che si riflette nella mancanza di etica: sono il 93,3% gli imprenditori modenesi che ritengono che i politici perseguano ambizioni personali, più che il bene del Paese.
Ed è ancora più grave il fatto che la politica – in particolare Governo e Parlamento – non faccia niente per ridurre i costi (come peraltro testimoniano quasi quotidianamente giornalisti come Rizzo e Stella, gli autori de La Casta, per intenderci): il 66,7% degli imprenditori modenesi intervistati ritiene che ci sia poco impegno da questo punto di vista, addirittura nessun impegno per il 33,3%.
Quando, invece, la riduzione dei costi della politica sarebbe una priorità assoluta per restituire fiducia ai cittadini per il 100% degli imprenditori (93,1% il dato medio regionale)!
Costi, peraltro, che secondo l’86,7% degli imprenditori modenesi si annidano nei palazzi romani (Governo, Ministeri e Parlamento).

In che modo ridurre questi costi?
Innanzitutto, per gli imprenditori modenesi, con la riduzione delle spese per i politici (86,7%), poi con la riduzione dei parlamentari (80%), con la fissazione di un tetto massimo di stipendio e di un limite ai mandati elettorali (in entrambi i casi con il 66,7% delle “preferenze”).
Ma allo scopo servirebbe anche una riduzione del numero delle province (per il 60% degli imprenditori rispetto ad una media del 3,9%) – addirittura la loro abolizione, per il rimanente 40% – e l’accorpamento dei comuni contigui in aree metropolitane (la pensano così l’86,7% degli imprenditori modenesi contro il 66,4% di quelli regionali.
Gli enti pubblici sono, invece, nel mirino del 66,7% degli imprenditori di casa nostra quali ricettacoli di attività inutili.
Il 66,7% ritiene di una certa utilità anche una modifica della legge elettorale (questa volta in misura inferiore al dato regionale, che si attesta al 69,8%), mentre non fa breccia il “grillismo”: solo il 20% degli intervistati ritiene opportune liste civiche certificate dallo showman genovese, mentre il 13,3% è indifferente rispetto ad esse ed il 33,3% le ritiene poco opportune.
















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