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Micotossine nei cereali: ‘intervenire con logica di filiera’

La crisi del settore avicolo – una novità del 2005 – e le micotossine rischiano di mettere in ginocchio la coltura del mais, che nella nostra provincia occupa la metà dei 45mila ettari (la maggior parte nella Bassa Modenese) dedicati ai cereali (grano, barbabietola, orzo, soia).


Per affrontare il problema occorre coinvolgere le aziende agricole e le cooperative di stoccaggio in una logica di filiera, fornire assistenza tecnica alle grandi colture (come avviene nell’ortofrutta) e stipulare polizze assicurative sul reddito, oltre che sul prodotto.

Sono le proposte uscite dal convegno sulle micotossine nei cereali, organizzato oggi a Medolla da Confcooperative Modena e al quale hanno partecipato agricoltori e cooperatori, amministratori pubblici ed esperti.
“Le micotossine, sostanze chimiche prodotte in natura e potenzialmente nocive per l’uomo e gli animali, si possono prevenire con tecniche colturali adeguate – ha detto Carlo Bergamini, funzionario dell’ufficio agricolo di Confcooperative Modena – Mi riferisco alla lotta alla piralide (l’insetto che lesiona le piantine rendendole vulnerabili al fungo), l’irrigazione equilibrata, la raccolta effettuata quando la granella ha un’umidità al 22-25 per cento, l’utilizzo corretto della mietitrebbia per evitare la rottura dei chicchi”.

Dopo aver ricordato che i cereali contaminati posono essere comunque utilizzati, per esempio nelle centrali a biomasse per produrre energia elettrica, Bergamini ha affermato che la vera sfida oggi è coordinare meglio tutte le imprese che lavorano in questo settore, dalla coltivazione alla raccolta, dalla conservazione all’essicazione, dalla trasformazione al prodotto finale.
“Manca il concetto di filiera, invece occorre che ciascuno svolga il proprio compito con interventi di prevenzione e cura. Solo unendo le forze si può combattere un fenomeno che contiene aspetti economici, tecnici e sanitari e può causare – ha concluso il dirigente di Confcooperative – pesanti ripercussioni sull’agricoltura della Bassa Modenese”.

Ricordiamo che il mais e il grano rappresentano, insieme alla barbabietola da zucchero, le principali colture agricole dell’Area Nord. Poiché la recente revisione del mercato europeo della bietola ha sancito un drastico ridimensionamento della sua coltivazione in Italia, la nostra provincia non può assolutamente permettersi di perdere anche i cereali, pena il rischio della scomparsa di centinaia di aziende agricole.
















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